Racconti per altri: Game

In un frammento dell’eternità Maatragi, il dio del gioco, si incontrò con Brhànuman, il dio della creazione.
“L’eternità è noiosa, caro collega” disse Maatragi, “Ti andrebbe una partita a carte?”
“Ho da fare” gli rispose Brhànuman, “Devo creare tutto ciò che è destinato ad esistere. Non ho tempo per i tuoi giochetti”
“E se, per dire, ti proponessi una scommessa?”
“Una scommessa, eh? Sentiamo, cos’hai in mente?”
“Una cosa semplice semplice. Scegliamo un gruppo di persone sulla Terra, e se hanno tutte a che fare con il ‘giocare’ in qualche modo, la vittoria è mia. Altrimenti ammetterò la sconfitta”
“Parli di vincere e perdere, ma esattamente cosa c’è in palio?”
“Chi perde deve ammettere che l’altro gli è superiore in importanza”
“Sono io che ho creato gli esseri umani, e li conosco bene, ‘giocare’ non è l’unica cosa che fanno. Vincere contro di te è fin troppo facile”
“A me sta bene il rischio”
“Se sta bene a te allora accetto la scommessa”
“Bene, amico mio. A questo punto direi di andare a vedere cosa sta succedendo sulla Terra”:

Labirinto
Perso. Svegliandomi mi sono ritrovato in un lungo corridoio. Poca luce. Intorno a me delle pareti di mattoni. Solo pareti di mattoni.
Ho cominciato a camminare. Tengo una mano appoggiata alla parete mentre cammino. Ho paura di perdermi. Mano a mano che vado avanti la luce comincia ad aumentare. Dietro un angolo vedo la fonte di quella luce. File di fiaccole agganciate alle pareti, lungo una serie di corridoi principali e laterali.
Grazie alle fiaccole ricomincio ad usare il cervello. Ci sono corridoi che si diramano in ogni direzione. Il soffitto è coperto. Forse sono diventato matto, ma questo posto sembra un labirinto. Devo stare attento.
Continuo a non ricordare come ci sono arrivato in questo posto. Ho paura. Mi aspetto sempre che succeda qualcosa. Un rumore! Ma sembra esserci solo quando mi muovo. Smette quando mi fermo. Forse sono stato portato qui dentro da qualcuno, e adesso mi sta seguendo.
I rumori si fanno più forti, più vicini. Ecco! Adesso vedo anche delle luci che si avvicinano. Sono dietro di me. Sempre più vicine. Comincio a correre. Penso solo a scappare.
Ho corso finché ho potuto, ma adesso ho il fiato corto. Mi fanno male i polmoni. Le gambe. Il petto mi scoppia. Dove diavolo sono finito?!
Mi calmo un attimo e mi guardo intorno. Sono in una stanza quadrata. Ci sono quattro corridoi, ognuno al centro di un lato della stanza, e proprio in mezzo una grande colonna di pietra. Sopra di quella c’è qualcosa che brilla leggermente, ma è troppo in alto perché io la possa vedere.
La pausa è finita, sento di nuovo i rumori. Le luci arriveranno presto.
Sono nel panico. Mi decido e tento di salire sulla colonna di pietra. Non riuscirei a correre ancora per molto.
Sulla colonna ci sono delle piccole sporgenze, sembrano fatte apposta per poterla scalare. Arrivato sulla cima rimango senza parole. Davanti a me una ciliegia fatta di pixel, come nei videogiochi a 8-bit. Luminosa e sospesa nell’aria.
Proprio in quel momento arrivano da un corridoio alcune teste di gatto volanti. I loro occhi emanano luci colorate. Le bocche si aprono e chiudono a scatti. Continuano a dire ‘Gnam! Gnam!’.
Sono inseguito da teste di gatto volanti!
Comincio a capire. Mi giro e tocco la ciliegia.
Sopra di me appare la scritta “Level Up!”.
Poi continuo a dormire…

Urthok
Nel Dungeon di Aléria un potente orco si stagliava davanti all’ingresso del Tempio Segreto di Fryër.
L’elfo giaceva a terra con il suo arco spezzato. Chino su di lui, il ladro cercava quanto di prezioso potesse trovare sul cadavere. Davanti all’orco si ergeva il guerriero pronto alla battaglia.
L’orco saltò in avanti brandendo la sua enorme ascia bipenne, ma con un poderoso fendente il guerriero gli staccò di netto la testa dal corpo. Poi si avvicinò a quella disgustosa carcassa maleodorante. Afferrò la testa mozzata per i capelli e urlò: “Gloria a Urthok!”
La donna entrò cautamente nella stanza. “Volete la merenda?”
I bambini misero da parte il gioco da tavolo per un momento.
“Com’è bello vedere i miei figli giocare con la fantasia” pensò la donna…

Diario
Alle volte mi piace giocare d’azzardo. So che a settantacinque anni non è proprio la cosa più giusta da fare, con la pensione che non basta mai e gli sguardi di chi mi giudica. Ma mi piace, perché non dovrei farlo? E poi quando sono là, tra i tavoli, in mezzo alla gente, io mi emoziono. Mi diverto. Parlo con loro, e alle volte mi invento anche delle storie.
Il problema è che di storie me ne devo inventare sempre di nuove. E devo anche trovare nuovi oggetti da far passare come cimeli di famiglia o ricordi meravigliosi. Non posso usare ogni volta le stesse cose, risulterei noiosa. Ma la mia fantasia è quello che è, così un giorno ho avuto un’idea per poter sistemare i miei problemi. Avrei continuato ad avere soldi da giocare, e avrei trovato sempre nuove storie ed oggetti con cui rendermi interessante.
Di notte entro nelle case della gente. Rubo libri e oggetti di valore, e denaro se c’è. A quel punto leggo i libri, poi indosso i gioielli, o mi porto dietro orologi e altre cose, e comincio a raccontare storie alle persone che incontro. Quando li ho usati qualche volta rivendo tutto e guadagno abbastanza per scommettere forte nei casinò o in qualche bisca clandestina.
Non ci vedo niente di male ad avere la passione del gioco d’azzardo alla mia età…

Decisione
“E cosa gli facciamo fare?”
“Saltare in un cerchio infuocato mentre deve rispondere a domande di cultura generale”
“No, non va bene. Sa di già sentito”
“Squali?”
“Dipende”
“Deve inseguire uno squalo in una piscina olimpionica e togliergli dalla bocca l’elenco delle domande a cui poi dovrà dare una risposta”
“Domande su quale argomento?”
“Atlantide”
“Particolare, ma troppo usato”
“Allora cultura precolombiana”
“Meglio, è etnico e ricercato. Ma alla fine non siamo noi a dover fare la scelta definitiva. Cosa ne pensa lei signor Bonomelli? Sarà lei il nostro concorrente!”
“Fin da piccolo ho sempre guardato i giochi a premi in televisione sognando un giorno di potervi partecipare. Non è tanto per vincere dei premi, più per l’orgoglio personale che deriva dal dimostrarsi intelligenti. Un inno al sapere! Quindi direi che sì, va bene la storia dello squalo…”

Fine
Nella sua vita non le era mai importato di nulla. Non del suo lavoro mediocre. Non del fatto di essere grassa. Non di avere problemi con la sua famiglia. Non di essere sola, senza nessuno accanto.
Soltanto ora che era morta scoprì qualcosa che le importava. C’era la Morte di fronte a lei, e voleva batterla in un gioco a scacchi. Come nei film. Come se quella cosa da sola potesse sistemare tutti i problemi della sua vita. Sarebbe stata una fine tale da far valere eccome la sua esistenza!
Perse quasi subito. Giocare con la Morte non è mai facile…

“Hai vinto tu” disse Brhànuman, “Ammetto che mi sei superiore”
“Bene!” esclamò Maatragi, “Con te ho battuto tutti gli dei esistenti, e tutti avete dovuto ammettere la mia importanza”
“Hai battuto tutti gli dei? Ma com’è possibile?!”
“Semplice, ho barato. Non lo sai che ‘giocare’ significa anche essere più furbi del proprio avversario?”
“Credo che non giocherò mai più con te” concluse Brhànuman.
Storie come questa accadono spesso nei frammenti dell’eternità…

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Racconti per altri: Hidden

Comincia il testo chiamato Hidden, nel quale sono contenute quattro storie raccontate in quattro giorni da due ragazze e due ragazzi.
I giovani, annoiati a scuola, si riunivano di nascosto nella soffitta a raccontarsi storie che il ‘nascondersi’ avevano come argomento:

Giornata prima: Giovanni – Il Furfante
La mia è la vita del fuggiasco. Sempre in fuga. Vivo nascosto da tutti, la mia è un’esistenza di segreti e ombre.
Alle volte mi capita di incontrare anime buone che mi danno un po’ di conforto. Qualcosa da mangiare. Un sorriso. Ma poi devo ricominciare la mia fuga eterna, questa è la mia vita.
I tetti sono la mia strada. La notte è per gli altri il momento del riposo, ma per me è il momento delle scorribande. Dei furti più incredibili. Del cuore che batte in gola. Della libertà che mi fa sentire vivo.
Sono stato ingabbiato una volta. L’uomo che mi sorvegliava si divertiva con me. Mi umiliava con quelli che per lui erano passatempi. Ma un giorno sono evaso e da allora sono libero.
La verità è che un gatto si nasconde per vivere grandi avventure.

Giornata seconda: Misaki – La Ragazza Innamorata
La ragazza era molto timida.
Il ragazzo correva sempre nel parco.
Lei si nascondeva per vedere il suo amore.

Giornata terza: Sophie – Il Prestigiatore
Il re fece chiamare tutti i maghi del suo paese per allietarlo nel giorno del suo compleanno. Il migliore tra loro avrebbe avuto un lavoro assicurato a corte. Arrivarono in molti e tra loro c’era il prestigiatore.
I maghi fecero del loro meglio. Numeri incredibili. Ma nessuno di essi colpì veramente il re.
Venne il turno del prestigiatore: “La mia magia più grande consiste nel far scomparire il mio stesso cuore. Lo nasconderò in un luogo dove nessuno mai potrà arrivare, neppure io!
Detto questo fece apparire una scatola ricoperta di cuoio rosso alzando un normalissimo foulard da un tavolino. La aprì, poi con un gesto del mantello coprì il proprio corpo. Disse qualcosa sottovoce. Il mantello si riaprì e il prestigiatore teneva con la mano un cuore palpitante.
Lo depose nella scatola e quando la richiuse questa prese fuoco. Tutto ciò che rimase sul tavolo furono delle ceneri fumanti.
Il pubblico rimase in silenzio. Il prestigiatore chiamò una ragazza dal pubblico e le chiese gentilmente di ascoltare se nel suo petto ci fosse battito alcuno.
Silenzio” disse la ragazza. Il pubblico applaudì. Il re rimase colpito. Voleva parlare con quell’uomo.
Se quello che dici è vero“, chiese il re al prestigiatore, “che non puoi più avere indietro il tuo cuore, perché l’hai fatto?
Il prestigiatore rispose allora: “Alle volte bisogna nascondere il proprio cuore per avere successo nel proprio lavoro“.
Al re la risposta sapeva di servilismo. Assunse un mimo.

Giornata quarta: Michael – I Bambini
I due bambini erano amici di lunga data. Ogni pomeriggio si trovavano nel bosco e giocavano a nascondino. Ogni giorno. Ormai quel passatempo era diventato noioso.
Fu un giorno d’inverno che uno dei due propose di nascondersi nel Nulla. Non li trovarono più.

Quello che avevano detto a parole lo riportarono su carta e decisero di nascondere i fogli sotto un’asse del pavimento che sembrava potersi muovere.
Una volta spostata trovarono uno spazio con dentro una scatola. Dentro un foglio ed un oggetto incartato.
La lettera era di un ragazzo, molti anni prima aveva studiato in quella scuola e aveva voluto lasciare un segno del suo passaggio.
Non aprirono l’oggetto e rimisero al suo posto la scatola. Gli piaceva l’idea di tenere nascosto qualcosa ai lettori.

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Racconti per altri: Fade

“[…] I fantasmi sono in grado di assistere agli eventi della vita umana senza che nessuno possa vederli. Sono anche in grado di percepire i pensieri e le emozioni delle persone. […]” questo riportava l’Enciclopedia dei Poltergeist, una guida al mondo dell’occulto scritta da Carol Wilfred.
Il giovane Harry “Shazam” di Biase, giovane mago apprendista, decise di evocare uno spirito proprio dopo aver letto questa frase. Fu un successo!
Visto che la vita di un fantasma è in generale alquanto noiosa, lo spirito accettò di insegnare ciò che sapeva al ragazzo. Tanto per passare un po’ di eternità in compagnia.
Raccontandogli i fatti del mondo a cui aveva assistito, mostrandogli i suoi poteri sovrannaturali, lo avrebbe reso un grande mago.
“Oggi parleremo di come si scompare”, disse il fantasma:

L’Illuminazione
Il Maestro insegnava sempre là dove cresceva l’albero Wang. Sotto l’ombra di quelle antiche fronde si sentiva illuminato di un sapere superiore.
Tutti i suoi discepoli ascoltavano le sue storie, e ogni volta sentivano di aver imparato qualcosa di nuovo. Di avere arricchito loro stessi.
Un giorno il Maestro raggiunse l’Illuminazione e lentamente cominciò a svanire. In quel momento vedeva le cose del mondo realmente. Diede gli ultimi insegnamenti ai suoi discepoli, e fatto ciò svanì con un sorriso.
Negli anni successivi intorno all’antico albero Wang sorse un grande centro turistico. Una volta ogni ora un attore si poneva sotto le fronde del famoso albero, raccontava le storie del Maestro e poi svaniva con l’aiuto di una botola.
I discepoli avevano saputo sfruttare bene gli insegnamenti del loro maestro…

La verità
Agáthe Morél si svegliava la mattina presto. Usciva di casa diretta al mercato. Un veloce giro tra i piccoli negozi del paesino costiero in cui viveva, e poi via, diretta alle case delle amiche. Ovunque andasse tutti sapevano ogni cosa accaduta nel paese.
Certo che a furia di andare di casa in casa, di negozio in negozio, le storie un poco cambiavano. Ad esempio la figlia della pescivendola una volta passò da fidanzata a vedova nel giro di una mattinata. O il fioraio, che un giorno divenne vincitore di cifre sempre più astronomiche via via che la notizia veniva raccontata.
Tutti sapevano che quando Agáthe riportava ciò che aveva sentito, di persona in persona la verità scompariva…

Il bosco
Quando nessuno li guarda, gli alberi non fanno rumore. Ma non solo quello. Se non vengono visti da nessuno gli alberi, addirittura i boschi interi, lentamente perdono i propri colori, i dettagli, le forme. Letteralmente svaniscono quando non sono visti.
E’ che a loro piace essere liberi di andare dove vogliono.
Molti hanno provato a vederli sparire, ma è una cosa impossibile, quasi fosse magia. Però se si volge lo sguardo ad un bosco con la coda dell’occhio, può capitare di vederlo apparire come dal nulla…

La folla
Come lui tanti altri andavano presto al lavoro. Una folla di persone che sembrava infinita, tutta stipata sulle banchine dei mezzi pubblici.
Fu una di quelle mattine che tra la massa informe di persone sconosciute vide il viso di lei. I loro occhi si incrociarono e tutto intorno le persone svanirono…

Il messaggio
Il viaggiatore del tempo arrivò un giorno all’improvviso. Proferì un lungo e solenne discorso. Poi svanì così come era apparso. Nessuno capì mai cosa avesse detto…

Il fantasma mostrò al giovane apprendista come svanire. Si perse tra le ombre e non riapparve mai più.
Il ragazzo non riuscì a capire come avesse fatto. Così svanì anche la sua carriera di mago…

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Racconti per altri: Float

Il signor John Smith e sua moglie Dolores avevano un posto speciale, tutto loro.
Nella loro villa sul lago si erano fatti costruire un piccolo molo galleggiante e ogni volta che potevano andavano là per prendersi una pausa dai problemi di tutti i giorni. Si sedevano sul molo e, cullati dalle onde, guardavano verso il lago. Quando al mattino arrivava la nebbia sulla superficie dell’acqua gli sembrava di fluttuare nel nulla e proprio allora avevano luogo le loro visioni.
Questo è il resoconto di ciò che videro un giorno di nebbia sul lago:

Visione della Nascita
Una noce di cocco si staccò da una palma e cadde nell’oceano. Galleggiando tra le onde arrivò su una spiaggia lontana. Là mise le radici, crebbe e su i suoi rami cominciarono a crescere dei frutti.
Un giorno alcune noci di cocco si staccarono dalla palma e finirono nell’oceano. Galleggiando tra le onde arrivarono su spiagge lontane. Là misero le radici, crebbero e su i loro rami cominciarono a crescere dei frutti.
Il tempo passò e molte noci di cocco si staccarono dalle palme e finirono nell’oceano. Galleggiando tra le onde arrivarono su spiagge lontane. Là misero le radici, crebbero e su i loro rami cominciarono a crescere dei frutti…
Il miracolo della vita è bello, ma dopo un po’ diventa di una noia mortale!

Visione della Vita
L’inglese arrivò di corsa. Riprese un po’ fiato. Si mise a posto la camicia nei pantaloni. Finalmente parlò:

-Drifting on the surface of life-
The fishing float is floating away
The float plane is hovering over the sea
I’m not so floatable without my flotation aid
I’ll float you an idea: I’ll give you some money, but don’t leave me sinking in the water!

Finita la sua poesia, usando un italiano un po’ stentato, continuò così:
Pescavo. Affondavo. Mi hanno salvato.
Gran brave persone…

***

The Italian came running. Regain a little breath. Tucked his shirt in his pants. Finally spoke:

-Alla deriva sulla superficie della vita-
Il galleggiante della canna da pesca andava alla deriva
L’idrovolante sorvolava il mare
Io non sono così bravo a galleggiare senza il mio salvagente
Vi propongo un’idea: vi darò dei soldi, ma non lasciatemi affondare nell’acqua!

After his poem, using slightly broken English, he went on saying:
I was fishing. I was sinking. They saved me.
Very nice people…

Visione dell’Amore
Un astronauta volteggiava nello spazio guardando la Terra, ne era perdutamente innamorato.
Un giorno non riuscì più a resistere, si mise la tuta, uscì dal portello della stazione spaziale e tenendosi ad una maniglia cercò di avvicinarsi il più possibile all’oggetto del suo amore. Si sporse così tanto che alla fine perse la presa e cominciò a galleggiare nello spazio.
In quel momento sulla Terra due innamorati si diedero il loro primo bacio. Per l’emozione le loro teste cominciarono a galleggiare leggere nell’aria. Andarono sempre più su sospinte dal vento. Arrivarono più su delle nuvole, e ancora oltre fino allo spazio, e là si incontrarono con l’astronauta. Era morto. Qualcuno disse in maniera romanticamente inutile…

Visione della Morte
Esiste un luogo chiamato Limbo, là un fiume di corpi senza vita scorre impetuoso e su esso galleggia una barca condotta dalla Morte in persona.
Ogni tanto l’imbarcazione si ferma, la Cupa Mietitrice si sporge e tocca il corpo di quello che fu un uomo, ed esso parla raccontando chi era in vita e come avvenne il suo trapasso. Allora la Morte fa una spunta sul suo block-notes e passa avanti. La sua intera esistenza trascorsa a galleggiare sopra cadaveri e controllare che non ci siano errori.
Per fortuna ogni volta che finisce il suo turno di lavoro può tornarsene a casa dal suo adorato pesce rosso. Si diverte un mondo a vederlo nella sua piccola boccia di vetro mentre galleggia a pancia all’aria, giocando a fare il morto.

Il signore e la signora Smith si sentivano sempre meglio dopo le loro visioni, per loro erano meglio della televisione. Gli bastava una mattinata a guardare in mezzo al lago per sentirsi la mente ricaricata e il corpo come se galleggiasse in un oceano di pace.
Non fossero stati ricchi li avrebbero rinchiusi in manicomio, altro che fluttuare tra nebbie e assurdità varie!

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Racconti per altri: Chaos

Mara Sanders aveva una sola idea in mente, definire il Caos. Purtroppo per lei non aveva idea che esistessero i dizionari, altrimenti si sarebbe risparmiata parecchi grattacapi.
Il suo primo tentativo fu di definire il concetto di Caos con parole come: ‘Sistema dinamico’, ‘Sensibilità delle coincidenze’, ‘Variazioni finite’, ma così non andava. Come definizioni erano troppo insignificanti.
Allora provò con qualcosa di più complesso: “Se un neologismo sbatte il muso contro uno scrittore a Pechino, un evento caotico giunge alle orecchie di un tizio qualsiasi a Budapest”, ma niente, ancora troppo banale.
Arrivò anche a dire che in realtà il Caos è un dio, ma la trovò subito una sciocchezza.
Passò così agli esempi pratici: “Se nelle case l’ordine è fallimentare ecco l’auto-definizione di Caos”, “Se si è caotici si partoriscono opere d’arte”, “Guardate la Natura, lei sì che è caotica”, “Il Caos è una sensazione dell’uomo”, no, no e ancora no!
Tutto quello che pensava era troppo breve, insulso, normale.
Decise che il modo migliore per dare passione al suo lavoro era quello di raccontare storie con tema il Caos:

Il Tempio delle scimmie
Tanto tempo fa esisteva un piccolo villaggio dove si trovava un tempio molto povero.
Ogni giorno un branco di scimmie andava al tempio e portava confusione nelle sue stanze e tra i fedeli. Il monaco che lo gestiva non poteva fare altro se non sistemare i danni provocati dal gruppo di scimmie dispettose.
Fu proprio una di quelle volte che trovò una mattonella staccatasi da un muro, ma provando a rimetterla a posto si rese conto che l’intera parete era falsa. Una volta guardato cosa ci fosse dietro ad essa scoprì con sorpresa una statua di Buddha fatta interamente d’oro.
Da tutte le parti del mondo conosciuto vennero fedeli per vedere la statua d’oro massiccio. Il piccolo paese si ingrandì e divenne ricco e famoso. Da allora in quel tempio le scimmie sono bene accette e libere di portare tutto il caos che vogliono.

Caos casalingo
Era un periodo che la signora Crumplebottom si svegliava e trovava tutta la casa a soqquadro.
All’inizio pensò che doveva essere sonnambula o impazzita, ma secondo i dottori la sua era una salute di ferro.
Poi, com’è ovvio, si diede ad ascoltare i consigli delle amiche che le parlavano di questi ladri moderni che secondo la televisione entravano nelle abitazioni degli anziani a rubare di notte, ma tutte le serrature di casa erano intatte.
Alla fine fece l’unica cosa sensata da fare, chiamò una medium e scoprì di avere in casa un fantasma.
Non un fantasma qualsiasi, bensì il suo defunto vicino di casa, il povero signor Pasqualotti, un disordinato compulsivo, uno che viveva nel caos più totale e se una cameriera si azzardava a riordinargli casa lui la licenziava! Ma perché poi assumesse cameriere nessuno lo capì mai.
Comunque la storia finì bene, la signora Crumplebottom accettò il nuovo coinquilino e anzi, ogni sera gli lasciava apposta la casa bene ordinata così che lui potesse divertirsi a metterla sottosopra.
A chi le chiedeva perché mai lo facesse lei rispondeva con un sorriso sulle labbra: “Un po’ di compagnia fa sempre piacere!

Caos culturale
Tutti i popoli del mondo prima o poi si sono dati una cultura propria ben organizzata, fatta di leggi certe e valori condivisi. Tutti tranne i Moanachi del Sud Oack, loro erano anarchici nel midollo.
I Moanachi pensavano che nel caos generale tutti potevano fare quello che volevano, e fosse meglio così.
Grazie a questo semplice concetto, mentre altri popoli crearono cose come la Guerra Fredda o la Guerra Lampo, loro crearono la Guerra Caos. Quando attaccavano qualcuno, ogni soldato del loro esercito faceva quello che gli pareva.
Non hanno mai vinto una battaglia, ma come dicevano spesso i loro capi: “Abbiamo perso, ma che spettacolo incredibile!

Il piccolo Jonathan e il gigante
Quello era davvero un giorno tranquillo. Ognuno era indaffarato nelle proprie faccende, e nei loro cuori solo felicità.
Ma ecco che arrivò un gigante e tutti scapparono per la paura.
Ogni cosa distrutta intorno a loro, ognuno preso dal panico.
Solo il piccolo Jonathan ebbe il coraggio di parlare al gigante: “Perché vieni a terrorizzarci? Cosa vuoi da noi?“, ma non ottenne risposta.
Allora letteralmente scalò il gigante fino ad arrivare il più vicino possibile al suo orecchio: “Perché ci porti paura e caos? Cosa ti abbiamo fatto?” urlò.
Con le dita l’uomo scacciò via la piccola formica che gli era salita sulla spalla…

Finalmente Mara Sanders si sentì soddisfatta, aveva definito il Caos come mai nessun altro aveva fatto. Dopotutto è il cervello umano il miglior esempio di Caos puro e il suo prodotto era l’unica vera definizione possibile.
Vinse un Nobel per la Letteratura e poi il dio del Caos la prese con sé, le dichiarò tutto il suo amore e la portò sul Monte Olimpo per sposarla.
“Ma questa storia non ha senso. E’ un vero caos!” disse uno dal pubblico.
“Spero che questa storia non finisca in maniera così stupida…” disse la dea della Speranza.
“Fine” disse lo scrittore.

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Racconti per altri: Vacuum

Due filosofi di grande prestigio si sfidarono ad una gara di saggezza. Raccontarsi storie con argomento il nulla:

Esistenza è rumore
Il vecchio albero si faceva forza per non cadere al suolo. “Se solo qualcuno passasse qui vicino” si diceva.
Un albero che cade senza nessuno che lo possa sentire non fa rumore. Il suo cadere è come se non fosse mai esistito.
Scomparire nel nulla è la peggior paura degli alberi…

Essere il Nulla
C’erano una volta due tizi assai strani. Uno diceva di non esistere, l’altro che il primo era un idiota!
Io sono il Nulla!” disse il primo.
Ma tu esisti, quindi non puoi essere qualcosa che non è” rispose l’altro.
Io sono il Nulla!” ripeté il primo.
Senti, ti vedo quindi esisti, quindi non puoi essere il nulla!” ribadì l’altro.
Io sono il Nulla!” continuò testardo il primo.
Ma che sei scemo?! Ti concedo di non essere nessuno, ma comunque sei qualcuno, quindi vedi di andare a rompere le scatole da un’altra parte!!” concluse l’altro.
Il Nulla se andò via e nessuno lo vide più…

Ridursi
Il signor Deschamps aveva una bella famiglia in una bella casa. Un bel garage, una bella macchina, persino un bel gatto. Poi sentì queste cose come un troppo.
Vendette la macchina, regalò il gatto, affittò il garage. Per un po’ si sentì meglio.
Quando la sensazione del troppo ricominciò a pesargli sul cuore decise di vendere la casa senza dire niente alla famiglia. La moglie lo lasciò e si portò via i figli con sé.
Finalmente si sentì leggero. Ma la cosa non durò.
Dopo qualche tempo cominciò a sentire anche se stesso come un troppo. Si liberò allora dei sentimenti, poi dei vestiti, dei soldi, del mangiare. Ma ancora qualcosa non andava.
Regalò i capelli e tutti i peli del corpo, poi gli organi e gli arti. Rimase anche senza pelle ma quella sensazione non cedeva, sempre gli pesava nel suo essere.
Alla fine capì, si svuotò dei pensieri e si sentì subito bene.
Ora, nel villaggio di Rue-sur-Mer vive un uomo felice. Non ha una faccia né un corpo ben fatto, né una bella casa, né tantomeno una famiglia affettuosa, ma è felice di non avere niente.
Dentro di sé ha il nulla e per questo sorride.

Cosmogonia
Quando il Demiurgo emerse dal Caos plasmando tutto ciò che esiste, l’intero Universo scoppiò in un grido di gioia. Tutti coloro che lo popolavano si misero a festeggiare. Tranne uno, il dio Salvatore Scapece.
Facendo breve questa storia arriviamo velocemente al tredici-miliardesimo anno della nascita dell’Universo. Tutti gli dei stavano assistendo alla fine della realtà così come esiste. Tutti erano tristi. Tranne uno, il dio Salvatore Scapece.
Proprio mentre tutto ciò che esiste tornava al nulla, lui si mise a festeggiare.

Diario
Da ragazzino scriveva sempre nel suo diario immaginario. Non era una cosa reale, ma per lui era come i diari di tutti gli altri bambini, fatto di fogli di carta e memorie scritte.
Una volta cresciuto, aprendo un cassetto della sua vecchia cameretta, ritrovò quell’oggetto fatto di nulla e si mise a leggere i suoi vecchi ricordi…

Nulla
Uno dei due saggi filosofi se ne stette in silenzio. Non un gesto o una parola.
L’altro capì tutto e sorrise.

I due filosofi si fecero i complimenti a vicenda mentre il pubblico applaudiva. Poi si spensero le telecamere, la trasmissione televisiva era finita, ma i due continuavano a farsi i complimenti.
“Certo che la gente si beve proprio di tutto, persino quando si parla del nulla” e cominciarono con piacere a contare i soldi degli sponsor.

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Racconti per altri: Material

L’uomo aveva deciso di non muoversi più. Sarebbe diventato immobile ed eterno come la roccia. Ma stare fermi annoia, per questo cominciò a raccontarsi delle storie:

La vita segreta dei libri
L’uomo aveva letto tutti i libri della sua enorme biblioteca. Nessuno di loro aveva più segreti per lui, e fu proprio in quel momento che si rese conto di una cosa incredibile. I libri bisbigliavano.
Era solo una cosa impercettibile, ma se si concentrava riusciva a sentirli.
Passò tempi infiniti a cercare di capire cosa dicevano, e quando finalmente ci riuscì scoprì la cosa più straordinaria di tutte. I libri, tra loro, parlano dei programmi visti in televisione.

Conoscere è vivere
Adoro navigare in internet. Scoprire cose nuove, partecipare alla finestra sul mondo…
Si accese la luce. Nella stanza entrò un uomo: “Ancora con questa storia dell’internet?! Smettila di fingerti vivo!” e con un clic spense il computer.

Lo specchio
Nel segreto della sua casa il ragazzo parlava spesso al suo riflesso nello specchio.
Gli raccontava storie che aveva scritto, gli confidava i suoi segreti più profondi.
La cosa era un po’ sciocca ma in qualche modo lo faceva sentire bene.
Un giorno la sua vicina venne a trovarlo e prima di uscire si guardò civettuola nello specchio.
Quella sera stessa, dopo una lunga litigata provocata dalla gelosia, il ragazzo lo ruppe in mille pezzi.

Piccole soddisfazioni
A Gianni piaceva il senso di onnipotenza.
In estate faceva il ghiaccio con dei contenitori a forma di omini. Una volta pronti si divertiva un mondo a vederli affogare nel the freddo.
L’importante per lui era godersi le piccole soddisfazioni della vita.

Biscotti
Anna adorava impastare i biscotti a forma di animali. Quello che non le piaceva era quando tentavano di scappare dal forno acceso.

Vivere
Fingersi vivi, è lì che sta il segreto!” disse la pietra alla tartaruga…

L’uomo chiuse gli occhi e iniziò il suo sogno di eternità.

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