Frittocchio

C’era una volta… “Un re? Una principessa?” No, miei cari piccoli rompiballe, che tra parentesi se ci riprovate a interrompermi vi stacco la testa dal collo a morsi!
Dicevo, c’era una volta… un pesce fritto!
Direte voi: “Un pesce fritto?! Ma che protagonista è uno che è già belle e morto?!” e io vi rispondo: “Io racconto la storia quindi io decido chi vive e chi muore!” Ma forse è meglio che vi racconti la storia sin dal suo inizio:
In un tempo assai lontano, credo due o tre mesi fa, c’era un uomo povero e smunto con una barba lunga e bianca segno della sua vetustà, infatti aveva già la bellezza di trent’anni, e pure portati male. Il povero viveva in una casa piccola senza mobile alcuno ma con le pareti, il soffitto e il pavimento belli bianchi e curati, voi direte: “Sarà stato un maniaco dell’ordine, o uno che non ama avere cose inutili per casa!”, invece era un matto rinchiuso in una cella di isolamento.
La vita di questo povero folle trascorreva sempre uguale, giorno dopo giorno, fino a quando durante un pranzo si trovò sul vassoio un pesciolino fritto. Lui aveva sempre desiderato un figlio e così tenne il pesciolino e non lo mangiò mai, se si escludono un paio di morsi dati in un momento di debolezza, e lo chiamò Frittocchio.
Un giorno Cinzia, la fatina dei travestiti temporaneamente trasferita nel settore dei desideri, gli apparve nella sua bianca magione. Il vecchio ne fu sorpreso, tanto da crepare d’infarto. Qui finisce la storia.”
“No, no. Vai avanti caro signor scrittore.” dissero i bimbi in coro con tanto di clave e mazze chiodate in mano.
“Ok, ok! Se me lo chiedete con tanto amore esaudirò il vostro piccolo desiderio, miei cari piccoli lettori.”
“Allora, dove eravamo rimasti? Ah già, il vecchio era schiattato e il piccolo Frittocchio giaceva lì come privo di vita, a fissarlo con i suoi grandi occhi a palla da pesce lesso (qui ci sta la battuta perché lui era fritto, non lesso!) Comunque la fatina buona fece ritornare in vita quell’uomo non più tanto giovane, che tra parentesi preferiva la sua situazione precedente piuttosto che vivere ancora un minuto in quella stanza che sembrava la casa di Mastrolindo, e fece diventare Frittocchio un bambino vero, cosa che peraltro lui non aveva mai chiesto! A quel punto la simpatica fatina sparì in un nuvolone di cipria e Chanel n°5, lasciando i due miseri protagonisti soli nell’altrettanto misera stanzetta.
Da allora i due vissero per sempre felici e contenti in un posto senza porte né finestre e niente mobili dove riposare, ricordando ogni giorno la fatina con parole buone e piene di gratitudine.

Stretta la foglia,
la vita dello scrittore è un sequestro,
se dai retta ai lettori
finisce che i tuoi racconti diventano un disastro!

FINE

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