Bob, il tizio che volle chiamarsi Dio

Era il dopopranzo di un venerdì come tanti. Ci eravamo appena svegliati da una bella pennica, quando abbiamo scoperto che quel pirla di Bob l’aveva fatto di nuovo. Aveva creato l’universo.
Io mi domando, ok che a diventare dei ci sono dei bei vantaggi, ma perché devi sempre fare casini quando sei al lavoro? Perché devi sempre coinvolgere i tuoi colleghi?!
Che poi lui li crea questi nuovi mondi, ma mica li porta vanti. Ogni volta crea cose dal nulla per il puro gusto di dargli il libero arbitrio, far passare un po’ di tempo e poi disfarsene come se nulla fosse. E a noi tocca pulire. Come se avessimo tempo da perdere! Anche noi abbiamo i nostri sogni. Come Jeff del secondo piano e il ‘Ristorante planetario‘ o Herbert del quarto e il suo ‘Mondo a forma di ferro di cavallo‘ o io e il mio ‘Paradiso di vergini ninfomani‘!
Voglio dire, se non fosse per la sua mancanza di tatto lo si potrebbe anche capire questo ‘dio‘ Bob. E’ anche giusto e normale che uno, dopo qualche miliardo d’anni a far calcoli per dare un senso a quelle stupide leggi della fisica, si stanchi e voglia fare altro. Oltretutto a voler diventare dio ci si guadagna. I dipendenti in quel settore hanno un aumento di stipendio e un piano di cure odontoiatriche tutto compreso nel contratto. E poi il suffisso ‘dio‘ davanti al proprio nome suona bene, anche solo per il potere che incute su esseri che manco sanno della tua esistenza.
Però questa volta mi sono proprio scocciato! Così sono andato da Bob e gli ho detto: “Ehi dio Bob! Ma lo sai che tutto questo non sta accadendo davvero? Là fuori c’è un tizio che scrive sulla tastiera di un computer e tutte le nostre vite sono frutto della sua immaginazione malata!!
Stranamente da allora Bob non volle più fare il dio e sopra tutti noi apparve la scritta:

FINE

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