Una questione disdicevole

Per quanto lei non lo volesse avrebbe dovuto fare quella cosa. Era destino.
Già, il destino. Quello che l’aveva sempre fregata.
Qualsiasi cosa facesse, qualsiasi cosa dicesse, sempre destinata a qualcosa di diverso da quello che voleva.
“Volere è potere” diceva sempre suo padre. Ma com’era finito lui? Pezzi di cervello su tutta la cucina. Ucciso dalla donna che amava, ma che non era stato capace di tenersi.
No caro papà, volere non è potere, è soffrire.
E ancora quella cosa andava fatta.

Quando vidi ciò che la mamma aveva fatto non potei che odiarla con tutta me stessa.
La colpii e colpii ancora. Mi fermai solo quando un uomo in uniforme mi afferrò il braccio.
E poi chiusa dietro pareti di cemento.
Sono stati tanti gli anni che ho passato a rimpiangere ogni singolo istante di quel giorno.
Ho sofferto, papà. Le tue colpe sono ricadute su di me.
E ancora quell’odiosa cosa da fare. Quella scelta asfissiante che mi blocca. Quel mio dovere che mi attende.

In carcere non è stato facile. Ho dovuto imparare a vivere.
Quante volte ho dovuto rimandare indietro le lacrime? Quante ore ho passato sul lavandino, cercando di lavare via dalle mani quel sangue che solo io vedevo?
Ma eccomi qui. Sono libera, di nuovo libera di decidere. Io per me stessa!
Però non è durata la mia libertà.
Ora sono nuovamente davanti ad una scelta imposta, imbarazzante, impietosa.

“La prego, si sbrighi. C’è la coda dietro di lei!” dice il piccolo commesso che ho di fronte.
La gente dietro di me mi guarda con disprezzo. L’imbarazzo mi soffoca.
Ma la scelta è troppo difficile per me. Panino kebab o piadina kebab?
Perché il mondo è così cambiato mentre ero dietro le sbarre?!

Una commedia noir sul filo del pulp…
Cmq e Sempre Byo